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Privacy, Google accetta

13.06.2007 - GOOGLE, il motore di ricerca più cliccato del web, ridurrà il tempo di conservazione dei dati personali dei suoi utenti. La decisione arriva in risposta alle osservazioni fatte dall'Unione Europea sul tema della privacy, non abbastanza tutelata - secondo la Ue - dal colosso californiano. Google ha dunque proposto ai garanti che si occupano del suo caso di accorciare il periodo a 18 mesi, dopo che, a marzo, aveva parlato di 18-24 mesi.

Il "Gruppo di lavoro sull'articolo 29 per la protezione dei dati" della Ue, infatti, aveva avanzato dubbi sulla reale capacità di Google di rispettare la normativa europea sulla privacy. Il motore di ricerca, infatti, registra le preferenze e i gusti di ogni utente Google tutte le volte che questi accede al web. I dati, assicura la società, sono riservati e non vengono ceduti a terzi, per esempio agli inserzionisti: vengono solo utilizzati per diffondere statistiche generali e anonime.

Tuttavia, vista la preoccupazione delle autorità (europee e statunitensi) e dei consumatori sulla delicata tematica della privacy, Google si è convinta ad andare incontro alle richieste della Ue. Dopo 18 mesi gli accessi al server (i cosidetti server log) verranno resi anonimi. Accorciare più di così il periodo di giacenza della informazioni personali nelle banche dati di Google, puntualizza il consulente per la privacy dell'azienda Peter Fleischer, non è possibile: si metterebbe a rischio la qualità dei servizi forniti.

Intanto sulla questione della privacy anche un altro motore di ricerca fa un passo significativo, anche se in drammatico ritardo. Yahoo! si è scusata con la madre di un giornalista cinese dissidente, condannato a dieci anni di carcere nel 2005 dopo che le autorità avevano trovato informazioni sul suo conto proprio su Yahoo! Gao Qinsheng, madre di Shi Tao, ha comunque annunciato che chiederà i danni alla società unendosi all'organizzazione umanitaria World Organization for Human Rights, che ha denunciato Yahoo! Usa alla magistratura americana insieme alla sua sussidiaria di Hong Kong e alla Alibaba.com, la compagnia partner di Yahoo! per le operazioni in Cina.

La società americana si è detta "costernata" per il fatto che "in Cina alcuni cittadini sono stati imprigionati per aver espresso le loro opinioni su Internet". Shi Tao infatti aveva criticato le restrizioni alla libertà di stampa in un articolo pubblicato online: le autorità cinesi erano risaliti a lui usando i dati in possesso di Yahoo!. Che adesso ha espresso la sua condanna della "persecuzione di qualsiasi attività sia universalmente riconosciuta come libera espressione".

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